Quando gli agenti della squadra mobile hanno bussato alla porta di una casa nel centro di Rimini stavano cercando una ragazza macedone non ancora ventenne. L’hanno trovata impaurita, con segni di percosse e l’hanno portata al pronto soccorso dove è stata medicata e dove le è stata data assistenza psicologica.
L’incubo per lei era iniziato ottobre 2018. Ma la storia comincia qualche mese prima quando la ragazza viveva in Macedonia ed aveva incontrato su Facebook un ventiquattrenne di origine kosovara residente nella città romagnola. Tra messaggi e scambi di fotografie si innamora, e dopo un mese decide di trasferirsi e raggiungerlo. Arrivata in Italia il fidanzato ed il futuro suocero le sottraggono cellulare e documenti. Isolata si trova imprigionata, costretta a fare da cameriera alla famiglia del ragazzo impaurita dalle continue minacce e da maltrattamenti fisici.
Non sa a chi chiedere aiuto finché uno dei fratelli non resiste ed impietosito le presta il suo cellulare per una telefonata. Lei chiama suo papà che si rivolge alla Polizia italiana. Il fidanzato ed il suo genitore ora sono in carcere con l’accusa di sequestro di persona lesioni e maltrattamenti in famiglia.