"Sessanta anni e’ una ricorrenza abbastanza importante, lo capisco, e andrebbe festeggiata meglio, ma mercoledi’ saro’ in viaggio per Sarasota per andare ad assistere ai Mondiali under 23.
Mia moglie non e’ contenta, ma sono il presidente della Federazione italiana canottaggio e ho scelto di portare avanti questo impegno: festeggero’ magari con leggero anticipo oppure in ritardo". Con il sorriso e la battuta pronta, Giuseppe Abbagnale e’ pronto a tagliare l’importante traguardo dei sessanta anni. Ricordi e rimpianti, obiettivi e sogni: nell’intervista concessa all’Agenzia Italpress il mito del canottaggio azzurro ripercorre la sua vita e guarda avanti. "Ho avuto la fortuna di avere una carriera lunga e intensa, i momenti belli sono stati tanti.
Le prime volte ai Giochi Olimpici e ai Mondiali restano impresse, ma se devo fermarmi su un’immagine dico Seul 1988, un miscuglio di sentimenti per la mia vittoria e per i successi dei miei fratelli", racconta Abbagnale ricordando il trionfo con Carmine nel duo con e l’oro conquistato da Agostino nel quattro di coppia. Barcellona 1992 significa invece gioie e dolori. "Portare la bandiera tricolore nella cerimonia di apertura, primo canottiere della storia, fu un onore e un piacere, mi diede grande carica – ammette l’attuale presidente della Federcanottaggio – Ma quella medaglia d’argento mi ha lasciato un po’ di rammarico: forse per la prima volta pensavo di non poter perdere e invece quella gara la persi".