Sospendere i lavori del Parlamento per impedire un dibattito sulla Brexit favorendo in questo modo il "no deal", l’uscita "dura" dalla Ue senza accordo. Quella che si pensava potesse essere una semplice indiscrezione giornalistica rilanciata su Twitter dal notista politico Nick Robinson, nel corso della giornata ha trovato la conferma dello stesso premier britannico Boris Johnson.
In tv ha infatti ammesso la volonta’ di chiedere alla Regina di acconsentire alla sospensione dei lavori del Parlamento a settembre, pochi giorni dopo la riapertura dalla pausa estiva. Una sospensione che dovrebbe durare fino al prossimo 14 ottobre, giorno in cui si terra’ il discorso della Regina e in cui verra’ presentato il programma del governo. Quindici giorni di distanza dal fatidico 31 ottobre, data in cui e’ prevista l’uscita dalla Ue. Johnson ha pero’ rassicurato che non si tratta di una mossa escogitata per impedire ai Comuni di mettere i bastoni fra le ruote nel suo percorso verso una Brexit senza accordo.
"E’ falso – ha affermato il premier -, ci sara’ tutto il tempo dopo il vertice Ue del 17 ottobre per dibattere di Brexit". Una risposta che non ha convinto l’opposizione, a partire dai laburisti. Il leader Jeremy Corbyn ha annunciato di aver scritto alla regina Elisabetta manifestando il proprio disappunto contro la richiesta di sospensione ma anche per esprimere "forte preoccupazione" sulla mossa di Johnson. Corbyn ha anche chiesto alla regina un incontro urgente. Il rischio e’ che per i piu’ critici alla Brexit si possano assottigliare (quasi azzerandosi) tempi e spazi di manovra.
Ad essere compromessa la trattativa con la Ue e questo finirebbe per determinare il cosiddetto "no deal", un divorzio senza accordo che rischia di rivelarsi tutt’altro che indolore. Intanto sono oltre 300 mila le firme raccolte dalla petizione che chiede al governo britannico di non sospendere il Parlamento.