Pochi impianti di trattamento costringono ogni anno due milioni di tonnellate di rifiuti urbani a viaggiare da una Regione all’altra per lo smaltimento. E’ quanto emerge da uno studio di Utilitalia (federazione che riunisce imprese idriche, ambientali ed energetiche) presentato oggi alla fiera Ecomondo di Rimini.
"Su questo aspetto occorre intervenire, perche’ il trasporto dei rifiuti produce un impatto ambientale in termini di emissioni di Co2 – ha commentato il vice-presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini -. In questo modo si vanno a vanificare i risultati che vogliamo ottenere, attraverso la raccolta differenziata e la corretta gestione dei rifiuti, sul fronte della riduzione degli impatti ambientali". Dallo studio emerge anche che le raccolte differenziate in generale, e dell’organico in particolare, sono crescenti, quindi per Utilitalia ci sara’ in futuro un bisogno maggiore di impiantistica per il trattamento dei rifiuti organici. L’altro aspetto evidenziato dal rapporto, e’ l’eccessivo ricorso alle discariche. In questa modalita’ vengono smaltite ogni anno in Italia 6,5 milioni di tonnellate di rifiuti, 600mila delle quali trattate in Regioni diverse da quelle di produzione.
"C’e’ da lavorare molto per aumentare la quantita’ di questi rifiuti che vanno a riciclo – ha aggiunto Brandolini -, ma occorre anche individuare impianti di trattamento finale che valorizzino sotto il profilo energetico questo flusso di rifiuti". L’Europa ha dato due obiettivi chiari per il 2035. Portare la quota di riciclo dei rifiuti al 65 per cento e quella dell’uso delle discariche ad un massimo del 10 per cento. Per Brandolini "se non organizziamo i servizi di raccolta differenziata finalizzati al riciclo in quelle aree che ne sono carenti, e se non realizziamo gli impianti che servono a trattare i rifiuti, e’ evidente che da qui al 2035 per l’Italia il rischio di incorrere in infrazioni e’ elevato".