Giuseppe Conte chiude ad un possibile intervento militare per la soluzione della crisi libica riconoscendo alla politica un ruolo fondamentale nel riportare la stabilita’ nell’area.
Nel suo discorso che ha concluso il Med-Mediterranean Dialogues a Roma, il premier ha ribadito la linea del governo: "Non esiste un’opzione militare risolutiva sulla crisi libica, solo un processo politico inclusivo puo’ portare alla stabilita’". Il premier, intervenendo ai lavori organizzati dall’Ispi, ha comunque auspicato il ruolo dell’Europa: "L’Europa ha una particolare responsabilita’, in gioco non c’e’ solo il futuro dell’area ma l’avvenire del vecchio continente" ha ammonito. Per Conte il Mediterraneo e’ "strategico per il nostro futuro, un futuro di pace e di interessi condivisi", sostenendo la necessita’ di "un nuovo patto euromediterraneo per la democrazia, per lo sviluppo condiviso. Sulla riuscita di questo patto saremo giudicati dalle future generazioni".
Poi sul ruolo dell’Italia nello scacchiere mediterraneo, il presidente del Consiglio ha voluto rimarcare quello che lui stesso ha riconosciuto quale successo della politica estera italiana: "Se oggi anche la Nato guarda con sempre maggiore attenzione alle sfide provenienti dal sud molto lo si deve alla determinazione del nostro Paese". Tra i passaggi del suo intervento uno e’ stato riservato al tema dell’immigrazione: "Nella percezione collettiva il Mediterraneo e’ l’area dove convergono le rotte migratorie che dall’Africa e dall’Asia fluiscono verso l’Europa. L’Italia e’ la porta meridionale dell’Europa, dobbiamo quindi mettere al centro della nostra azione la sfida posta da questo fenomeno epocale, da una parte rivendicando maggiore solidarieta’ e responsabilita’ da parte dei Paesi membri dell’Unione Europea, dall’altro adottando una coerente politica multilivello che miri alla rimozione delle cause profonde dei flussi migratori".