Sono in condizioni "discrete" i due cittadini cinesi risultati positivi al coronavirus e ricoverati all'Istituto malattie infettive Spallanzani di Roma. La moglie di 65 anni si trova, appunto – hanno reso noto i medici – in condizioni di salute discrete con iniziale interessamento intersiziale. Il marito, 66 anni, è anche lui in discrete condizioni "pur con un interessamento polmonare più pronunciato". "Oggi alle 13 la Asl competente di Roma centro ha informato l'albergo concludendo che non si ravvede la necessità di ulteriore iniziativi di sanità pubblica", ha fatto sapere l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato in conferenza stampa all'Istituto Spallanzani a Roma dove sono ricoverati i due cinesi.
"Da quanto emerso, durante il soggiorno la coppia di pazienti ha limitato gli spostamenti dentro l'hotel e indossato delle mascherine", ha detto ancora D'Amato aggiungendo che i 20 cinesi in osservazione allo Spallanzani, la comitiva che viaggiava con la coppia, "sono asintomatici e sono in osservazione" in istituto. "Sono stati individuati tre possibili contatti con la coppia di turisti cinesi posti in sorveglianza domiciliare, per massima cautela, a cura delle Asl competenti", ha precisato poi D'Amato per il quale "dire che non ci saranno altri casi è non guardare in faccia la realtà. Dobbiamo stare attenti e seguire quello che ci raccomandano le agenzie internazionali, ovvero identificare precocemente altri casi". "L'Ecdc ha affermato che se le persone con infezione da coronavirus vengono rapidamente identificate il rischio di contagio è da basso a molto bassa", ha detto dal canto suo il direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito.
"I pazienti asintomatici, secondo il centro europeo per il controllo delle malattie – ha ribadito – non hanno un ruolo vero e rilevante nella trasmissione del virus e se i casi importati sono identificati in stadio precoce e vengono messe in pratica tutte le misure, il rischio di avere ulteriori casi di trasmissione uomo-uomo in Ue è da basso a molto basso". "Il 29 gennaio alle 18 a seguito di una chiamata al numero unico 112 da parte del personale dell'hotel Palatino per episodi di febbre in due ospiti provenienti dalla provincia di Hubei, è scattato il protocollo regionale" per il coronavirus, ha ricostruito l'assessore alla Sanità del Lazio. Immediatamente è partita la macchina d'intervento sanitario. I pazienti sono poi stati "trasportati allo Spallanzani dove è iniziata la valutazione clinica e contemporaneamente l'Asl ha avviato le indagini epidemiologiche".
Altri 12 cinesi "sono arrivati in queste ore e hanno sintomi respiratori modesti e sono sottoposti al test, si aspettano i risultati", ha affermato poi Emanuele Nicastri, virologo dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. "Altri 9 pazienti sono stati isolati e dimessi dopo l'esito degli esami", ha aggiunto Nicastri. "Il focolaio italiano sarà chiuso prima dell'arrivo del vaccino. Il sistema funziona e siamo tranquilli. No alle discriminazioni dei cittadini cinesi in Italia", ha poi affermato Ippolito per il quale "contro questo coronavirus non c'è cura. I farmaci sono utilizzabili quando ci sono prove e quando le agenzie regolatorie danno il via libera". Gli antivirali già in commercio "sono farmaci messi a punto per altre patologie, ma al momento sono indicati solo per Paesi ad alta circolazione epidemica". Ma secondo alcuni virologi, potrebbero essere efficaci contro il coronavirus antivirali che già sono disponibili. "Non esistono cure per questa malattia – ribadisce Ippolito – i contagiati vengono solo sottoposti al trattamento sintomatico, se necessario, e vengono gestite le comorbidità".