Roma, 14 feb. – "L'uso di marijuana non è tanto collegato alle difficoltà, più o meno normali, dell'adolescenza, ma alla convinzione che sia una sostanza praticamente innocua: si pensa, e questo pensiero ne facilita la diffusione, che sia una droga 'leggera', che non crei particolari problemi di dipendenza". Lo dice Emanuele Bignamini del comitato scientifico di Ieud che, in una nota evidenzia come la marijuana sia una droga molto diffusa tra i giovani. Si stima che più del 7,5% dei ragazzi tra i 14 e i 15 anni l'abbia provata almeno una volta.
I motivi dell'avvicinamento dei ragazzi alla marijuana sono vari: è ampiamente e facilmente reperibile a basso costo e il suo utilizzo è incentivato in modo sistematico e organizzato da chi la vende; poi c'è lo spirito di emulazione nel gruppo, si inizia a fumare sempre in compagnia di qualcuno, poi la curiosità, la necessità di compiere 'un salto' per chi già fuma sigarette o beve alcolici. Molti giovani che non vanno d'accordo con i genitori oppure non parlano in famiglia, spesso, si fidano più dei propri amici. Se questi consumano già droghe, spesso li spingono a imitarli. Altri hanno rivelato che hanno iniziato ad assumere droghe per far fronte a disagi psicologici, come ansia, rabbia, depressione, noia.
"I ragazzi che iniziano a farne uso in modo frequente – sostiene Bignamini – possono sviluppare una dipendenza, dalla quale avranno grosse difficoltà a uscire. Anche senza il passaggio ad altre droghe, che avviene in una percentuale limitata di casi, i danni sull'organismo possono essere rilevanti, soprattutto negli adolescenti, che non hanno ancora completato la maturazione di parti importanti del cervello. I soggetti maggiormente predisposti potrebbero sviluppare importanti disturbi psichiatrici, e comunque il tempo e le energie perse con la cannabis in un momento cruciale della propria vita non verranno più restituiti".
Non tutte le persone che fanno uso di cannabis diventano dipendenti – precisa lo Ieud – ma quando un consumatore comincia a cercare e utilizzare la marijuana ossessivamente si è di fronte a un fenomeno di dipendenza. Nel 2002, negli Usa oltre 280mila persone che hanno cominciato trattamenti per disintossicarsi hanno indicato la marijuana come principale droga di consumo chiedendo aiuto per liberarsi da questa dipendenza.
Il consumo legale di cannabis in Europa è permesso di fatto in Olanda e in Spagna, dove si può coltivare privatamente o acquistare — diventandone soci — nei 'Clubs de Cannabis' (che sfruttano le aree grigie della legge): ce ne sono circa mille. Capofila nella battaglia per la legalizzazione della marijuana sono però gli Stati Uniti: oggi oltre 200 milioni di americani vivono già in luoghi dove hanno accesso alla cannabis per uso medico o ricreativo. In 10 Stati (tra i quali California, Colorado, Massachusetts, Michigan, e Washington) è libera per chiunque abbia più di 21 anni. Altri, come il Wisconsin e il Connecticut, stanno tentando di seguirne l'esempio. E 33 Stati ne consentono l'uso medico: per comprare hashish e marijuana per un anno basta che un medico (o in alcuni zone un naturopata) li prescriva per disturbi come l'ansia o l'insonnia.
La progressiva legalizzazione dell'uso pone notevoli interrogativi, soprattutto rispetto alla 'normalizzazione' che ne deriva, sono convinti gli esperti dell'Istituto europeo per il trattamento delle dipendenze. Se si realizzasse un processo come quello che è avvenuto per l'alcol, per cui anche a fronte alla gravità dell'alcolismo è però diffusa la competenza sociale e individuale per usare l'alcol senza problemi, sarebbe un processo da considerare. Diversamente, rimane un problema rilevante di salute pubblica, che riguarda una fascia di popolazione che rappresenta il futuro.