Codogno, 22 feb. – "Non c'è anima viva che gira in paese. Il deserto". Così la titolare di una caffetteria vineria di Codogno, Lodi, descrive la situazione nel paese coinvolto nel contagio da coronavirus, dove per un'ordinanza del sindaco tutte le attività commerciali sono state chiuse. "Non possiamo uscire certo, ma è per tutelarci – continua la titolare – e seguiremo tutte le indicazioni e precauzioni che verranno disposte. Ci teniamo in contatto fra noi via telefono, con chat e sms". "Il sindaco ha ordinato la chiusura fino a domani, ma è anche vero che per quanto riguarda noi saremmo andati in ferie martedì prossimo – aggiunge la titolare – Ci sarà sicuramente un'altra ordinanza con altre direttive e se queste prevedono una ulteriore chiusura così sarà".
"C'è preoccupazione ma non allarmismo, nonostante debbo dire che da quando è scoppiata la crisi del coronavirus, già dal mese scorso, il nostro lavoro è calato molto". A raccontare all'Adnkronos la situazione attuale a Codogno è anche Xuejan Dong, di origini cinesi e socio del ristorante Akiba Asian Fusion, nel quartiere San Biagio del centro lodigiano, dove risiede il 38enne risultato positivo al coronavirus. Quest'ultimo vive proprio in quella zona "ma noi nel nostro locale non l'abbiamo mai visto, non mi sembra essere uno dei nostri clienti", afferma Dong. "Sono pochi i clienti cinesi che frequentano il nostro locale. In generale, che io sappia, siamo pochi a Codogno. Tutti quelli che frequentano il ristorante – sottolinea Dong – li conosco e sono da tanti anni qui in Italia. Di recente non hanno fatto viaggi da e per la Cina. Ora siamo chiusi al pubblico per via dell'ordinanza. Quel che ci preoccupa, per come sono andate le cose, è che possa entrare un cliente e magari è portatore del virus, ma non lo sappiamo".
"Sembra proprio uno scenario da film: tutto chiuso, tutti a casa, nessuno per strada, una situazione strana ma è giusto così" dice all'Adnkronos Davide Zibbra, titolare del locale 'Mr. J. Pepper's' di Codogno, descrivendo la situazione del paese. "La prevenzione è assolutamente giusta – continua Zibbra – se queste sono le direttive vanno rigorosamente rispettate anche se recano un importante danno economico. Ma è per la nostra sicurezza e non si discute". "Il timore ora è che questa situazione si protrarrà a lungo tra ulteriori controlli, verifiche e quant'altro – conclude Zibbra – però a mio avviso c'è troppo allarmismo e non è certo di aiuto: bisogna seguire le indicazioni degli esperti e aspettare l'evoluzione che avrà".