Roma, 26 feb. – Militari in piazza Duomo, scuole chiuse, scaffali del supermercato svuotati, mascherine chirurgiche introvabili. Sta accadendo a Milano, e non solo, in questi giorni a causa dell'arrivo del nuovo coronavirus. Uno scenario che un thriller italiano di una decina di anni fa ricorda da vicino. In questo caso il virus arriva dai Caraibi, chi si ammala viene 'marchiato' e ci sono implicazioni di riti vudù. Ma la narrativa, come spesso accade, ha anticipato l'emergenza sanitaria che la metropoli lombarda sta vivendo. C'è anche un infettivologo che cerca di lanciare l'allarme ma viene ostacolato.
'La maledizione della croce sulle labbra' di Danilo Arona ed Edoardo Rosati era uscito già nel 2008 ma nell'estate di due anni fa è stato dato di nuovo alle stampe dalla INK Edizioni. "In alcune delle Isole Sopravento, una discreta percentuale del personale che operava negli alberghi costieri aveva all'improvviso manifestato febbre, tosse e dispnea con caratteristiche del tutto analoghe in ciascuno dei pazienti. In sostanza un'epidemia", si legge nel medical thriller made in Italy. Epidemia che, come accaduto con il Covid-19 e altri virus, arriva fino a Milano. "L'agente infettante nel romanzo lo abbiniamo all'herpes", spiega all'Adnkronos Edoardo Rosati, giornalista medico-scientifico e scrittore di narrativa medical thriller. Herpes che taglia le labbra come una croce blasfema.
"Nel nostro libro dietro a questo virus c'è un complotto terroristico – dice ancora Rosati – e sappiamo che in più occasioni, di fronte alla diffusione di un virus, è stata avanzata un'ipotesi del genere come quella che possa trattarsi di un complotto laboratoristico". "Ma al di là di questi aspetti, ciò che colpisce di più – sottolinea – è che il copione del libro si sta sovrapponendo alla realtà, soprattutto negli atteggiamenti". "Quando nel libro il virus sbarca a Milano, piazza Gae Aulenti si svuota, gli scaffali dei supermercati vengono presi d'assalto, i ristoranti chiudono, la fobia sale alle stelle, il panico è più deleterio del morbo stesso – sottolinea l'autore – insomma colpisce che 10 anni fa avevamo ipotizzato una malattia infettiva che avrebbe messo in ginocchio Milano. Ne 'La maledizione della croce sulle labbra' ovviamente ha una sua gravità diversa, dal punto di vista medico, mentre in realtà parliamo solo di una brutta influenza come ha ribadito anche l'Oms. Ma la reazione della gente, dei milanesi, un po' italiana ma verrebbe da dire del genere umano, è davvero identica".
"Quando noi abbiamo a che fare con roba che non si vede, il cervello deve identificare per forza un untore perchè così almeno lo evita – dice ancora Rosati – altrimenti il nostro cervello non sa come evitare virus o microbi. Quindi si fisicizza la minaccia in un untore, che sia un cinese o un messicano. E così è partita una reazione paranoide impressionante". "Quello che descriviamo nel nostro romanzo è davvero sovrapponibile a ciò che sta accadendo a Milano – afferma Rosati – nei film horror il meccanismo delle vittime si chiama body count, a seconda delle vittime fatte fuori dal serial killer di turno. Questo body count che si sta verificando ora è assolutamente ansiogeno, perchè le persone che non hanno una chiave di lettura per decifrare ciò che sta accadendo, è chiaro che corre al supermercato. Perchè come spieghiamo anche nel libro il primo ordine di Madre Natura è procreare, il secondo sopravvivere".
"La comunicazione dovrebbe essere più trasparente, anche dalle autorità sanitarie stesse – sottolinea il giornalista e scrittore – anche noi che operiamo nel settore della comunicazione dobbiamo sempre ricordarci di metterci nell'ottica di chi ci legge che non è sempre il politico, il professore o lo scienziato, ma c'è anche chi non ha familiarità con gli strumenti e la terminologia della medicina. E' importante quindi una comunicazione che cammini con i piedi di piombo, soprattutto che non calchi la mano sul millenarismo".
"Perchè una reazione paranoica è più devastante del morbo stesso e può portare anche ad atteggiamenti di intolleranza, come sta accadendo – conclude Rosati – è la paranoia poi la grande protagonista dell'epidemia, prima ancora di un quadro clinico. E la fa immediatamente da padrone".