Roma, 10 mar. – Chiudere per due settimane per l'intera giornata i bar, i ristoranti, le gelaterie e tutte le attività commerciali e artigianali e dei mercati, consentendo soltanto il servizio a domicilio e con l'unica eccezione dei generi alimentari. E' la prima richiesta che i sindaci dei capoluoghi di provincia della Lombardia chiedono in una lettera-appello al governo.
Tra le richieste al governo figurano anche "la chiusura degli uffici e servizi pubblici, salvo quelli che adottano la modalità di lavoro Smart Working e salvo il mantenimento delle funzioni essenziali, a titolo di esempio: servizi sociali, raccolta rifiuti, polizia locale" nonchè "la chiusura delle attività professionali e di impresa che non facciamo ricorso integrale allo Smart Working, salvo le attività ritenute fondamentali per la produzione di beni e servizi primari e le aziende a ciclo continuo e relativa filiera, purchè adottino rigorosi controlli e presidi sanitari.
Nella lettera – firmata dai sindaci Giuseppe Sala di Milano, Giorgio Gori di Bergamo, Emilio Del Bono di Brescia, Mario Landriscina di Como, Gianluca Galimberti di Cremona, Virginio Brivio di Lecco, Sara Casanova di Lodi, Mattia Palazzi di Mantova, Dario Allevi di Monza, Fabrizio Fracassi di Pavia, Marco Scaramellini di Sondrio, Davide Galimberti di Varese nonchè Mauro Guerra di Anci Lombardia e Vittorio Poma dell'Upl, l'unione delle Province lombarde – i firmatari affermano di "giudicare positivamente la decisione del Governo di estendere a tutto il Paese misure restrittive e precauzionali per contrastare la diffusione del coronavirus".
Si tratta infatti di "misure necessarie a fronte del continuo aumento dei contagi e dell'urgenza di tutelare la tenuta, già messa fortemente a rischio in alcune regioni, del sistema sanitario. Come noto, la Lombardia presenta il numero più alto di contagi e, nonostante le misure delle scorse settimane, tale crescita non pare arrestarsi, nè diminuire. Nonostante gli sforzi importanti e straordinari in corso da settimane negli ospedali lombardi, non possiamo non affermare, con assoluta responsabilità e consapevolezza dell'importanza di tali parole, che senza ulteriori misure restrittive qui corriamo seriamente il rischio di veder crollare il primo diritto di un sistema sanitario universale: il diritto alla cura per tutti.
Per questi motivi, "sentiamo il dovere, insieme, sindaci dei Comuni capoluogo lombardi e Regione Lombardia e Anci Lombardia, di chiedere al Governo ulteriori misure per la nostra regione, capaci di ridurre maggiormente i contagi, nonchè di consentire ai sindaci coerente e maggiore capacità di garantirne il rigoroso rispetto".
Per queste misure che "evidentemente aggravano ancor maggiormente la tenuta dei sistemi economici locali", i sindaci delle città della Lombardia chiedono che "lo Stato garantisca con certezza e tempestività, in apposito decreto o altro provvedimento, metodo e tempistica dei ristori economici alle stesse attività". La stessa richiesta viene avanzata "per i bilanci dei Comuni, già fortemente provati sulla spesa corrente, i quali subiranno ulteriori e importanti minori entrate da imposte, tributi, tariffe, riduzione di servizi, riduzione dei dividendi da partecipate, in funzione della drastica diminuzione delle attività". Se "non anticipatamente ristorati, i bilanci dei Comuni lombardi rischieranno di non riuscire a ottemperare al dovere di mantenimento dei servizi di welfare, politiche educative e servizi di sicurezza, nonchè a sostenere una minima, ma fondamentale ripartenza del tessuto economico commerciale delle città". Infine, "si richiede certezza di sostegno economico finanziario al trasporto pubblico".