Roma, 10 ago. – di Alisa Toaff – "Confermo tutto, sono sotto scorta da due settimane ma non ho altro da aggiungere''. Così Massimo Giletti all'Adnkronos ammettendo quanto riportato dal sito Antimafia Duemila. "Il pezzo di Saverio Lodato spiega bene quanto è accaduto'', aggiunge il conduttore di 'Non è l'Arena'. Alla base del provvedimento ci sono le minacce indirizzate a Giletti dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, in merito all'uscita dal carcere di 300 mafiosi a causa dell'emergenza coronavirus. I nomi dei detenuti usciti di prigione sono stati letti dal conduttore durante la puntata di 'Non è L'Arena' il 10 maggio scorso.
''Giletti – scrive Lodato sul sito Antimafia Duemila- è stato minacciato, indicato come bersaglio, additato al pubblico ludibrio del grande popolo mafioso e 'ndranghetista da quel gentiluomo di Filippo Graviano, intercettato in carcere mentre, riferendosi proprio a Giletti e al giudice Nino Di Matteo, osservava senza fronzoli: 'Il ministro fa il suo lavoro e questi… Giletti e Di Matteo rompono la minchia'''. Delle minacce del boss Graviano, riportate nel libro-inchiesta 'U siccu- Matteo Messina Denaro: l'ultimo capo dei capi' di Lirio Abbate, Giletti era venuto a sapere dalle colonne di 'Repubblica' soltanto a luglio: ''In un paese normale queste cose non succederebbero -aveva detto Giletti all'Adnkronos- Come minimo mi aspettavo che chi tiene le carte di queste intercettazioni, mi avvisasse. Spero che qualcuno mi risponda su questo. Apprendere da un giornale una cosa di questo tipo, mi lascia molto preoccupato''.