Roma, 20 ago. – – L'emergenza covid ha inaspettate ripercussioni sull'ambiente. Se da una parte il lockdown ha fatto 'respirare' i nostri mari, dall'altra ora dobbiamo fare i conti con una nuova tipologia di rifiuti: mascherine e guanti monouso che arrivano anche nelle nostre acque, raccolti nel porto di Ancona dal Pelikan, l'imbarcazione 'spazzino' che ripulisce il mare ideata dall'azienda Garbage, da anni attiva nel trattamento e nello smaltimento di rifiuti speciali 'offshore'.
Una triste scoperta fatta ad aprile ma il fenomeno non si arresta tanto che “in questo periodo abbiamo trovato meno bottiglie di plastica e più guanti e mascherine. Ora un po' di meno, ma perchè se ne sta facendo un uso minore, però la situazione è allarmante”, dice all'AdnKronos Paolo Baldoni, Ceo di Garbage Group.
Insomma, se “c'è molto inquinamento da plastica, oggi questa è in parte sostituita da mascherine e guanti monouso, che gettati in modo indiscriminato dai fiumi arrivano in mare. E le aziende organizzate per fare qualcosa sono poche”, continua Baldoni.
La buona notizia è che nel porto di Ancona, che si sta qualificando come hub della ricerca nel settore della Blue Economy, è attivo il sistema Pelikan, un sistema anti inquinamento tutto made in Italy, anzi made in Ancona, che si basa su un battello ecologico che ripulisce il mare dai rifiuti, un'imbarcazione che nasce qui ma che sta suscitando l'interesse di molti Paesi nel mondo, alle prese con il problema dei rifiuti in mare.
“Siamo presenti già con due battelli in Thailandia, stiamo partendo per la Malesia per un progetto per l'isola di Sabah; abbiamo una grande commessa con i Paesi arabi, dal Kuwait al Qatar dove saremo presenti ai mondiali di calcio, e poi America Latina e Canada”, spiega Baldoni che ci tiene a sottolineare che Pelikan non è solo un battello, ma un 'sistema' che coinvolge tutta la filiera: dai cantieri alla formazione “perchè in questo caso il comandante deve saper andare in mare, raccogliere i rifiuti e trattarli correttamente, sia in mare che a terra”.
“Ancona – spiega il Ceo di Garbage Group – è un polo tecnologico scientifico in cui si fa ricerca e innovazione per trovare le migliori tecnologie da montare sul battello per aspirare idrocarburi, rifiuti, plastica; abbiamo una scuola di formazione per formare centinaia di comandanti; la Cpn, che è il cantiere che costruisce le barche. Un metodo completo, in un fazzoletto di terra, che funziona e che ci stanno chiedendo in tutto il mondo”.
Che il porto di Ancona si stia trasformando in un polo scientifico di rilievo per la 'cura' del mare, lo dimostra la recente inaugurazione della sede del Ber – Blue Economy Research che si occuperà di ricerca e sviluppo di soluzioni nel settore del disinquinamento a mare. E con cui Ancona e il suo porto si candidano oggi come punto di riferimento nel Mediterraneo per la innovazione nel settore della Blue Economy. La struttura vede la collaborazione di partner pubblici di spessore come l'Università Politecnica delle Marche e il Cnr – Irbim da un lato, e aziende private come Garbage Group e Cpn che vantano decenni di esperienza nel settore.