Roma – Al via il confronto tra governo, Regioni, Comuni e Province sul nuovo dpcm di Natale. Sul tavolo ci sono spostamenti, coprifuoco, congiunti, scuola, ristoranti, bar, impianti sciistici. Alla riunione in videoconferenza, convocata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, partecipano il ministro della Salute Roberto Speranza, il commissario straordinario all'emergenza Covid Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli. Tra i presidenti di Regione ci sono Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), Attilio Fontana (Lombardia), Nino Spirlì (Calabria), Donato Toma (Molise), Giovanni Toti (Liguria) e Donatella Tesei (Umbria).
L’impalcatura del nuovo Dpcm sembrerebbe già delineata, con il coprifuoco anche a Capodanno, i ristoranti chiusi il 25 e il 26 dicembre, l’orario d’apertura dei negozi fino alle 21. Spostamenti vietati tra le regioni -probabilmente dal weekend prima di Natale – anche in fascia gialla, con eventuali eccezioni per chi ha la residenza in un’altra regione o per chi dovrebbe far ritorno al proprio domicilio e, con l’occasione, rivedere la propria famiglia. Nella zona arancione, secondo le regole già adottate, non è consentito lasciare il proprio comune. Più libertà di movimenti potrebbe essere concessa a chi vuole raggiungere la propria seconda casa all'interno della zona gialla prima del blocco. La posizione delle regioni è stata illustrata per sommi capi da Giovanni Toti, governatore della Liguria: "Le regioni chiedono un ulteriore confronto che dia trasparenza al processo decisionale che attiene alla divisione in fasce del paese.
Le regioni ribadiscono che occorre semplificare e qualificare il processo decisionale, sapere come vengono interpretati i parametri". Per le Regioni c'è da affrontare anche il nodo chiusura dei confini. "Chiediamo ristori per categorie che avranno a soffrire di un Natale necessariamente stretto tra i vari divieti", ha sottolineato Toti aggiungendo che "le Regioni si sono interrogate sulla possibilità e a quali condizioni riaprire ad esempio per i soli ospiti degli hotel o coloro che affittano o posseggono una seconda casa gli impianti di risalita per dare una parziale compensazione a località sciistiche che soffriranno molto o, in caso questo non possa essere, la chiusura dei confini del Paese per evitare che si possa andare a sciare in paesi dove appare verosimile che gli impianti resteranno aperti, come la Svizzera, che lo sta già facendo, l'Austria, la Slovenia".