"La chiusura delle scuole? Non è una scelta di politica sanitaria, ma un'esigenza di prevenzione" contro il coronavirus. "Ho realizzato per Adnkronos Salute una valutazione sulla base dei dati Istat, e quello che emerge è che quando le scuole sono tutte aperte in Italia si spostano al momento dell'ingresso, fra alunni, adulti che li accompagnano, personale docente e personale Ata, 20 milioni di persone e altrettante si spostano al momento dell'uscita, cioè un italiano su tre. Un vero esodo di massa: 40 milioni di spostamenti, fra andata e ritorno, anche per lunghi tratti e affollati". Invita a riflettere su quella che definisce una "bomba epidemica" il pediatra Italo Farnetani.
L'esperto, docente della Libera Università Ludes di Malta, interviene nel dibattito riacceso a seguito delle indicazioni sulla Dad contenute nell'ultimo Dpcm e alle scelte di alcune Regioni come la Lombardia, che ha decretato la zona arancione rafforzato e di conseguenza chiuso le scuole di ogni ordine e grado, asili nido esclusi. Una misura necessaria per Farnetani, alla luce dei numeri che descrivono una larga parte del Paese in movimento negli orari di punta a ridosso dell'inizio e della fine della giornata scolastica. "Scorporando i dati relativi agli alunni e agli adulti che li accompagnano o li ritirano da scuola, sono 5 milioni per quanto riguarda gli under 6 e 10 milioni fra gli allievi della scuola primaria e secondaria di primo grado. Un così alto numero di persone che si spostano rappresenta un facile bersaglio per Sars-Cov-2 e soprattutto per la variante inglese", prosegue.
Inoltre, "osservando l'andamento epidemiologico dal 1990 a oggi – aggiunge il pediatra – emerge che 10 giorni dopo l'apertura delle scuole, cioè fine settembre-primi di ottobre si ha la prima grande epidemia di raffreddore dell'anno scolastico. Ancora più interessante è il dato delle vacanze natalizie quando, con la chiusura delle scuole, si ha di fatto un lockdown scolastico, ma non ci sono limitazioni ad assembramenti e visite. Il rientro in genere avviene il giorno dopo l'Epifania, cioè il 7 gennaio. Ebbene, dal 15 al 20 si ha un incremento della morbilità, e talvolta anche un'impennata dei casi da virus influenzale. Immaginiamo il Sars-Cov-2 al posto dei normali virus respiratori, aumentato della percentuale di maggiore contagiosità della variante inglese e viene fuori una bomba epidemica e un enorme rischio".
Pertanto, conclude, "è giusto chiudere le scuole, ma bisogna proteggere anche i 2,7 milioni di under 6, che potrebbero essere il prossimo bersaglio. Perciò andrebbero chiusi anche asili e nidi", questi ultimi rimasti aperti per esempio nella Lombardia arancione rafforzato. A questo proposito Farnetani lancia anche un appello ai genitori, invitandoli a esercitare forme di "prevenzione individuale" e a "tenere anche i bimbi più piccoli a casa. Per un po' meglio una passeggiata all'aria aperta e niente asilo. Più che al parco dove il distanziamento dagli altri bambini è a rischio, scegliamo di portarli in bicicletta. A chi può consiglio l'equitazione, perché c'è anche il contatto con un altro essere vivente, importante in questo periodo di forzato isolamento".