Il Decreto sostegno annuncia delle novità per il Reddito di Cittadinanza, ecco come cambia: sì al rifinanziamento ma, nel frattempo, cercare di evitare che il numero dei beneficiari aumenti, dando loro maggiori possibilità di trovare un’occupazione. Questo è il principio che anima il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, nell’affrontare la spinosa questione della condizione di povertà in cui molti italiani sono precipitati, spinti dalla pandemia. Orlando, in audizione a Montecitorio, ha annunciato di voler rifinanziare il reddito di cittadinanza con 1 miliardo di euro ma anche di consentire a chi percepisce il sussidio di lavorare senza perdere il diritto all’assegno e nemmeno la sua consistenza. In pratica, chi oggi prende il reddito di cittadinanza e trova un lavoro a termine, può «congelare» la prestazione assistenziale, accettare il contratto e, al termine del rapporto di lavoro, continuare a percepire il beneficio alle stesse condizioni di prima (anche economiche) mentre cerca una nuova occasione.
Questo ulteriore miliardo che il Governo investirà nel reddito di cittadinanza si aggiunge ai 4 miliardi già previsti nella legge di Bilancio per i prossimi nove anni, ai 7,3 miliardi che arrivano dalla legge istitutiva del sussidio per il 2021 e agli altrettanti miliardi stanziati per il 2022. Il tutto nella previsione che i beneficiari aumenteranno anche di un quarto a causa della crisi pandemica. Secondo Orlando, se l’Italia ha evitato che la crisi economica si trasformasse in crisi sociale è stato proprio grazie al reddito di cittadinanza, ma anche al reddito di emergenza: ecco perché anche quest’ultimo verrà rafforzato con un aumento della soglia massima per chi vive in affitto e con un allargamento ai disoccupati che tra il 1° luglio 2020 ed il 28 febbraio 2021 hanno finito la Naspi o la Dis-Coll e non hanno un altro tipo di aiuti. A loro potrebbero arrivare altre tre mensilità di reddito di emergenza.
Orlando, però, vorrebbe evitare che tutto questo sistema portasse le famiglie meno abbienti ad "accomodarsi" nell’assistenzialismo. Se, da una parte, mette più soldi sul piatto per tamponare un’innegabile emergenza economica, dall’altra vuole aggiungere olio agli ingranaggi che muovono il meccanismo dell’occupazione. In sostanza: rimettere in moto nella maniera più efficace il sistema delle politiche attive che garantisca anche l’adeguata e continua formazione di chi deve inserirsi nel mercato del lavoro. Se questa leva non funziona, il meccanismo rischia di incepparsi di nuovo e saranno di più le mani tese ad aspettare un sussidio rispetto a quelle pronte a rimettersi a lavorare.
Meno assegni di reddito di cittadinanza non significa solo trovare lavoro per chi oggi non ce l’ha ma evitare che chi oggi ce l’ha resti senza lavoro. Ecco, allora, che il ministero guidato da Orlando ha pronto un pacchetto da circa 10 miliardi di euro, metà dei quali servirà a finanziare l’ennesima proroga della cassa integrazione Covid gratuita per le imprese. Poi, come noto, c’è la proroga fino al 30 giugno del divieto di licenziamento, pur con le relative deroghe (cessazione dell’attività, fallimento, accordo collettivo di incentivo all’esodo).